di Gianfranco Miscia
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Baffo Colantonio da Lanciano (XVI sec.)
Cantore nel 1529 e poi chierico e organista presso la Cappella Musicale di Loreto negli anni 1533-34.
Basciano Francesco (Lanciano 1826 – 1913)
Benché lavorasse come portiere del Tribunale di Lanciano, fu virtuoso di oboe. Membro della Cappella Musicale della Santa Casa del Ponte fu attivo anche nelle bande cittadine.
Bellini Francesco Paolo (Lanciano, 17 novembre 1848 – ivi 16 gennaio 1928)
Bellini, dopo aver perso il padre nel terremoto di Castelfrentano del 1860, visse col patrigno, costruttore di pianoforti, dal quale ricevette i primi rudimenti musicali. Studio con Francesco Masciangelo e frequentò il Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dalla Congrega di Carità di Lanciano.
Fu attivo a Lanciano dalla seconda metà dell’800 in molte delle occasioni pubbliche e private in cui in città si faceva musica come ricorda il periodico «I 3 Abruzzi». Bellini, che era considerato il miglior allievo di Masciangelo, fu il suo successore alla guida della cappella musicale della cattedrale di Lanciano.
Musicista dotato di qualità professionale e solidità di mestiere, ottenne riconoscimenti a livello nazionale. Assunse la guida della Schola Cantorum dopo la grande stagione della cappella musicale.
Scrisse molti brani pianistici e per canto e pianoforte, composizioni profane e brani sacri, soprattutto per la Settimana Santa, che ancora oggi vengono eseguiti.
Benvenuto Nicola (S. Apollinare Chietino, 6 maggio 1922 – Lanciano agosto 1996)
Ceccarossi Domenico (Orsogna, 19 novembre 1910 – Ciampino, 25 gennaio 1997)
Ha iniziato da autodidatta lo studio del corno per diventare uno dei più apprezzati interpreti italiani. E’ stato docente al Conservatorio di Roma e primo corno solista dell’Orchestra Sinfonica della Rai. Ha tenuto concerti in tutto il mondo incidendo con numerose case discografiche. Direttore artistico dei corsi musicali estivi di Lanciano con Luigi Torrebruno ed Enzo Muccetti dalla fondazione (1972) al 1975. Nel 1977 fu direttore della Scuola Civica di Musica di Lanciano.
Centofanti Augusto (Lanciano 1880 – ivi 1973)
Figlio di Nicola senior, dopo l’esperienza maturata a Roma nella Banda dei Carabinieri come oboista e gli studi compiuti alla scuola di Alessandro Vessella (il riformatore della banda italiana), ritornò a Lanciano nel 1904 destinato a perpetuare il lustro della famiglia. A lui si deve l’introduzione del nuovo strumentale Vessella che razionalizzava l’organico delle bande dividendolo in settori timbrici omogenei, con nuove famiglie di strumenti, facendole così diventare moderne e allineate alle altre esperienze europee.
Lanciano, grazie a Centofanti, fu in Abruzzo la prima banda a modernizzarsi nel 1904, anno che segnerà l’inizio di una felicissima stagione per la compagine musicale lancianese. Dal 1905 in poi la “Grande Banda Comunale Fedele Fenaroli” come si chiamò da allora, ottenne affermazioni importanti sia nelle tournée che nei concorsi nazionali. Nel 1910 vinse il Primo premio assoluto al Concorso Bandistico di Ferrara e al Grande Concorso Bandistico di Roma dove si aggiudicò ex-aequo con la Banda di Civitavecchia il primo premio con l’esecuzione della Quinta Sinfonia di Beethoven, meritandosi gli apprezzamenti di Francesco Cilea per l’applicazione dell’organico Vessella. Tra i tanti concerti prestigiosi tenutisi in tutta Italia si possono ricordare quello del 1924 eseguito sulla Nave Ammiraglia della flotta inglese a Napoli, quello a Roma, nel 1920, alla presenza del re e quello tenuto nell’Abbazia di Montecassino alla presenza del Cardinale Ratti, futuro Papa Pio XI.
Centofanti Nicola (1840-1918)
Componente della cappella musicale della Cattedrale Santa Maria del Ponte, fondò la «Banda Musicale Fenaroli» istituzione che esiste ancora oggi. La banda, curata e diretta da Centofanti debuttò a Lanciano nel 1888. La testimonianza è resa dal periodico locale «I 3 Abruzzi» del 4 ottobre 1888: «Ed a questo proposito siamo in dovere di tributare una pubblica lode all’egregio maestro di musica Signor Nicola Centofante, il quale da vari mesi a questa parte ha aperto una scuola gratuita di musica, che è frequentata di giovinetti artigiani dai 13 ai 20 anni. Lo scopo che si è proposto il Signor Centofante, che è stato già maestro in Lanciano e fuori, si è quello di formare una nuova banda musicale interamente di giovani da lui istruiti….».
Le bande di Nicola Tatasciore, suo grande avversario, e Centofanti entrarono presto in rivalità. Una rivalità artistica che trovo eco sui giornali e che fece schierare pro e contro fette consistenti della cittadinanza e che alla fine decretò l’affermazione della banda «Fenaroli» che ottenne lusinghieri traguardi artistici, come attesta una lettera dello stesso Francesco Masciangelo del 1891.
Centofanti Nicola junior (Lanciano 1913 – ? 1997)
Figlio di Paolo, operò soprattutto nel Secondo Dopoguerra. Si formò alla composizione con Michele Muzi a Pescara e con Riccardo Storti e Cesare Dobici a Roma, mentre apprese la strumentazione per banda da Alfredo Palombi. Diplomatosi a Roma, iniziò la carriera nella Banda della Polizia per poi, dal 1937, dedicarsi alla direzione. Ha guidato diverse bande abruzzesi (Lanciano, Casalincontrada, Chieti, Atessa) e meridionali (Martina Franca, Conversano, Lecce, Gravina di Puglia).
Dopo di lui la banda “Fenaroli”di Lanciano fu diretta da Michele Lufrano.
Centofanti Paolo (1881-1941)
Figlio di Nicola senior, intraprese anch’egli la professione di maestro di banda. Contribuì con il fratello Augusto al lavoro di direzione della Banda di Lanciano.
Ciccarelli Angelo (Montorio al Vomano 25 gennaio 1806 – Dresda 1879)
Di origine teramana, dopo la prima formazione nella città natale venne inviato dalla madre, appena dopo la morte del padre, nella città di Lanciano per seguire gli studi musicali. Arrivò a Lanciano il primo gennaio 1815, protetto e ospitato dalle famiglie Orgarani, di Giorgio e infine accolto nella casa del conte G. Genuino.
Per quello che attiene gli studi musicali fu seguito inizialmente da Filippo Gianni, allora maestro di cappella della cattedrale di Lanciano poi dalla signorina Corcioni, figlia del Sottindentente e valente pianista. Nel 1826 parti per Napoli per frequentare il Conservatorio “S. Pietro a Majella”. Fu allievo di Crescentini per il canto e Zingarelli per il contrappunto e composizione.
Trasferitosi a Dresda a partire dal 1830, Ciccarelli divenne maestro di canto della Cappella del Real Collegio (dal 1841 al 1847) e maestro della Casa del Re di Sassonia.
La corte di Dresda era assai prestigiosa, avendo peraltro avuto come ultimo grande esponente della scuola italiana Francesco Morlacchi direttore dell’Opera Italiana e primo maestro della cappella reale fino al 1841, cui gli succedette Richard Wagner.
Una testimonianza del forte legame tra Ciccarelli e la città di Lanciano è data dai due Messali che egli commissionò da Dresda e invio in dono alle chiese di S. Maria del Ponte e di S. M. Maggiore di Lanciano. Uno dei Messali è attualmente conservato nel Museo Diocesano di Lanciano.
Cipollone Mattia – Fra Cristoforo da Lanciano (Taranta Peligna, il 10 aprile 1837 – Convento di Monteripido, Perugia 1905)
Cipollone Quirino, organaro (Lanciano, 11 gennaio 1810 – ivi 24 luglio 1864)
Quirino nacque da una figlia di Giovanni Gennari, Cecilia, sposata con Nicolavincenzo Cipollone. Si formò quindi con grande probabilità alla scuola degli zii e ben presto divenne un valente artigiano. Nel 1853, pressappoco negli stessi anni di Eusanio e Quirico, operava a Lanciano poiché nel 1864 era addetto alla manutenzione dell’organo del Duomo della città, come si evince da una sua lettera del 24 giugno nella quale richiede i 12 ducati previsti per la manutenzione dell’organo della Santa Casa.
Dello stesso Quirino Cipollone resta una testimonianza importante poiché egli aveva costruito il fortepiano poi ereditato dal compositore Francesco Masciangelo, attualmente conservato dagli eredi, che riporta in n. di fabbricazione 56. Per fortuna in merito all’attività di Quirino Cipollone sappiamo qualcosa in più poiché, come risulta dallo Stato Nominativo della popolazione di Lanciano del 1855, egli all’epoca aveva 47 anni ed era nato l’11 gennaio 1810. Inoltre era registrato come organista (nel precedente registro dello Stato Civile del 1855, risultava maestro di musica), abitava nel quartiere di Civitanova, uno dei quartieri storici di Lanciano, nel secondo rione, si era sposato due volte e aveva sei figli: Mattia, Vincenzo, Teresa, Lucia, Maria Concetta, Maria Bambina. Il figlio Mattia divenne un musicista noto e una delle personalità musicali più in vista dell’Ottocento abruzzese.
Produzione
Organo della chiesa del SS. Salvatore di Civitella Messer Raimondo (assieme ad un figlio), 1856
Fortepiano appartenuto a Francesco Masciangelo, s.d. (collezione privata Aldo de Aloysio)
Fortepiano costruito «sotto la direzione del dilettante Quirino Cipollone”, Lanciano 1846
Crisci Orazio (sec. XVI)
Originario di Vasto, era figlio di un “Aromathario”, Giovanni Maria che nel 1570 fu uno dei Sessanta nel Consiglio della Città e nipote di Lupacchino dal Vasto, celebre musicista che fu maestro di Cappella della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Allievo prediletto di Ippolito Sabino, Orazio Crisci fu maestro della Cappella Musicale della Santa Casa del Ponte di Lanciano nel 1592 ma operò anche alla corte dei Gonzaga a Mantova. Autore di madrigali, scrisse una sua opera dedicandola al cardinale D’Aragona Innico D’Avalos.
Curcilli y Gonzales Francesco (XVIII sec.)
Probabilmente di origine madrilena, operava come violinista nella cappella di Lanciano nel 1747. Sappiamo dai libretti conservati presso la Biblioteca Comunale di Lanciano, che egli scrisse almeno due opere sacre: L’Abbandonamento del Mondo del 1729 composto in occasione della festa di Santa Chiara a Penne e stampato dalla Tipografia Terzani di Chieti e Il Mosè bambino del Nilo del 1744.
Della famiglia, per lo meno così supponiamo, facevano parte anche Michele, attivo nel 1771 e Luca (1775). A questi si dovrebbe aggiungere anche Nicola.
Francesco Curcilli aveva operato anche ad Ortona e per il fatto di essere violinista e compositore si può ipotizzare che avesse avuto la responsabilità della direzione della stessa cappella che allora era affidata al primo violino.
De Faya o della Faya Aurelio (XVI sec.)
Di origine fiamminga, è certamente un personaggio importante e conosciuto nel panorama nazionale per i volumi di Madrigali a cinque voci pubblicati a Venezia da Francesco Rampanzetto e Angelo Gardano nel 1564 e nel 1579.
Sappiamo che nel 1561 Domenico Antonio Fantini, primicerio e rettore della chiesa di S. Lucia ammette nel numero dei sacerdoti della chiesa: «il Vener.le maestro Aurelio de Faya dimorante a Lanciano e maestro di Cappella di S. M. del Ponte, dandogli tutti i diritti degli altri preti ma con l’obbligo di cantare e suonare l’organo e altri strumenti sua vita durante e insegnare tanto ai presenti quanto ai futuri».
Il fatto che egli sia citato esplicitamente quale maestro di cappella della Santa Casa del Ponte fa pensare ad un organismo oramai solido e alla guida del quale si sceglievano compositori di sicura fama. De Faya muore a Lanciano il 20 agosto 1574.
Di Diego Giuseppe (Lanciano 8 marzo 1836 – ivi 7 aprile 1871)
Partecipava all’attività impiantata dal fratello Luigi. Peraltro oltre a costruire i pianoforti i Di Diego li accordavano, o almeno tale attività era svolta da Giuseppe e dal figlio Nicola visto che in un trafiletto del periodico locale I 3 Abruzzi si scrive: «…Chi non ricorda il povero Giuseppe Di Diego e la sua grande abilità nell’accordare i pianoforti: orbene il suo figliolo Nicola ha già dato non dubbie prove di essere in tale arte provetto quando (sic!) il padre e forse più ancora, tanto che è già molto richiesto in città e fuori. Educato sotto abili maestri locali e forestieri, e dotato di ingegno svegliato, la sua riuscita non poteva essere che buona e tale è stata….E giacché stiamo in questo discorso diciamo francamente che già da vario tempo ci correva l’obbligo di far notare ai nostri lettori un altro bravo artista della nostra città, il Sig. Luigi di Diego, zio del Nicola. Egli è un vecchio ed abile costruttore di pianoforti, ed ora ne sta conducendo a termine uno verticale, che è già un gioiello di arte e di precisione, e che varrà certo a mettere maggiormente in rilievo la sua abilità…».
In buona sostanza è possibile affermare che certamente per tutto il secolo XIX la città di Lanciano fosse stata sede di una tradizione di costruttori di organi e poi di pianoforti che venne meno progressivamente nei primi decenni del secolo successivo.
Di Diego Luigi (Lanciano 6 marzo 1826 – ivi 9 ottobre 1898)
Coniugato con Rachele Valentini, Luigi Di Diego aveva continuato l’attività degli avi dedicandosi però al pianoforte. La sua attività si concentrerà nella costruzione di pianoforti «da studio a cinque ottave e mezzo a due corde da L 250, piani a sei ottave da L. 300, a sei ottave e mezzo a tre corde (corde vestite) da L. 450, ed a 7 ottave pure a tre corde da L. 500». Un’attività probabilmente durata per tutto il secolo XIX e iniziata dallo stesso Luigi poiché il padre Sebastiano, come risulta dai fogli di famiglia conservati nell’Archivio Storico del Comune di Lanciano, svolgeva l’attività di sarto. Luigi infatti è il primo la cui professione risulti quella di pianofortista, attività cui concorreva il fratello Giuseppe e tutti i figli di Luigi, ossia Violetta, Angela Maria e Francescopaolo.
Di Nizio Gino (XIX – XX secolo)
Figlio di Fileno che nel 1861 assunse la direzione della banda di Alanno. Anch’egli direttore, fondò il “Concerto Abruzzo” che ben presto si oppose alla banda di Augusto Centofanti. L’opposizione artistico – politica negli anni 20 del 1900 oppose la banda “nera” di Augusto Centofanti a quella “bianca”, ovvero al “Concerto Abruzzo” di Gino Di Nizio che debuttò nel 1922.
Di Nizio Diresse anche le bande di Sulmona e di Cepagatti.
Di Santo Francesco (Colle Torto, Campobasso, 25 gennaio 1921 – Lanciano, 5 marzo 1978)
Soprannominato la “tromba d’oro” fu uno dei più apprezzati suonatori italiani di flicorno. Aveva fatto parte sia della “Grande Banda Comunale Fedele Fenaroli” di Augusto Centofanti che di quella di Gino Di Nizio.
Il Comune di Lanciano gli assegnò una medaglia d’oro per i suoi meriti artistici.
Di Santo Ugo (Colle Torto, Campobasso, 4 aprile 1910 – Lanciano, 21 novembre 1993)
Di Santo aveva studiato al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma con i maestri Cesare Dobbici e Alessandro Bustini e si era diplomato in pianoforte. Insegnante dell’Istituto Magistrale e della Scuola Media Statale “Mazzini” di Lanciano, aveva scritto numerose canzoni e brani pianistici. La sua notorietà cittadina crebbe grazie alla collaborazione col commediografo Eduardo Di Loreto. Scrisse infatti le musiche per l’operetta Lulù aiutami tu, presentata al Teatro Fenaroli di Lanciano nel gennaio 1945 che si rivelò un vero trionfo: molti brani cantati vennero bissati durante le rappresentazioni ed i giornali lodarono anche l’allestimento scenico di Oscar D’Amico, aiutante scenografo al Teatro San Carlo di Napoli, e la regia di Carlo Mariani. L’ultima fatica artistica con Eduardo Di Loreto fu Quel brigante di Nanà del 1949 che bissò il successo di Lulù.
Fenaroli Fedele (Lanciano 25 aprile 1730 – Napoli l1 gennaio 1818)
Fenaroli Francesco Antonio (Lanciano, 19 marzo 1692 – ivi 1738 ?)
La famiglia Fenaroli, originaria di Bergamo, si trasferì a Lanciano già a partire dal XVI secolo a causa delle famose fiere di giugno e settembre che favorivano gli scambi commerciali con le altre regioni della penisola e con le coste dell’altra sponda dell’adriatico. Degli esponenti della famiglia, per quanto noto, solo Francesco Antonio Fenaroli, si diede alla professione musicale arrivando a ricoprire l’imprtante incarico di maestro di cappella della Santa Casa del Ponte di Lanciano.
Vi sono notizie certe della sua attività musicale a Lanciano almeno per gli anni 1729, 1730, 1734. Vista la scarsezza di informazioni anche in questo caso ci aiutano i libretti da lui composti e depositati nella Bilbioteca Comunale di Lanciano: Le glorie di S. Chiara nella sconfitta de’ mori (1729); Le glorie di S. Chiara nella sconfitta de’ saracini (1730); Il merito coronato di S. Chiara (1730); Per la beatificazione del gran servo di Dio fedele da Sigmaringa (1730); La morte gloriosa (1733); Serenata (1729).
Infine esistono due libretti: La verginità trionfante nei cimenti del senso, rappresentata a Penne nel 1732 e Il trionfo adriatico, rappresentata ad Atri nel 1713, in cui Francesco Antonio Fenaroli viene indicato rispettivamente come musicista e come maestro di cappella di Atri.
Sposato con Virgilia Cuculli di Vasto ebbe sei figli tra cui il celebre compositore e didatta Fedele Fenaroli.
Recentemente di Francesco Antonio Fenaroli è stata trascritta e pubblicata da Antonio Piovano Antiphone et Inno per Santa Chiara del 1737: opera di cui egli conservava il manoscritto originale, in seguito donato alla Cassa di Risparmio della Provincia di Pescara.
Gargarella Giovanni (Lanciano ? – ivi 1932)
Pianista e compositore, autore di marce, romanze e canzoni, fu allievo di Francesco Masciangelo. Succedette a Francesco Paolo Bellini alla guida della Schola Cantorum, svolgendo peraltro il ruolo di organista. Nel 1899 fondò la Banda Garibaldina.
Gargarella Giuseppe (Lanciano 21 maggio 1898 – Pescara 6 dicembre 1939)
Figlio di Giovanni, apprese dal padre i rudimenti della musica che poi perfezionò per proprio conto non frequentando regolari studi. Fu pianista e compositore di marce, romanze, brani bandistici. Docente di musica a Lanciano, nel 1922 al “I Concorso regionale della Canzone Abruzzese”, presieduto da Camillo De Nardis, si affermò con due canzoni Vulesse e Canzuna nustre su versi del poeta Giulio Sigismondi. Garagarella si dedicò con successo alla canzone abruzzese componendo la musica di Lucenacappelle sempre su versi di Sigismondi, ma anche alla musica d’intrattenimento, suonando a Chieti nei locali alla moda.
Trasferitosi a Sulmona, si dedicò alla didattica e alla promozione delle attività musicali specie da camera. Spostatosi a Pescara nel 1933 si sposò nel 1939. Proprio alla fine di quell’anno pose fine alla sua esistenza suicidandosi.
Gennari Eusanio, organaro (notizie 1853 – 1865)
Eusanio, figlio di Giovanni, già nel 1853 aveva eseguito “a regola d’arte” il restauro dell’organo grande della cattedrale di Lanciano e nel 1865 era stato incaricato della manutenzione dello stesso su suggerimento del maestro di cappella Francesco Masciangelo. Inoltre in una sua stessa lettera del 2 giugno 1865 egli ricorda di essere «fratello del celebre Organaro Signor Quirico, che fra i tanti ha dato opera col concorso dell’esponente all’organo grande di S. Francesco di Paola in Napoli…».
Gennari Gaetano, organaro (Lanciano, 16 marzo 1812 – ?)
Figlio di Quirico e Diomira de Giorgio, anche di Gaetano ci restano poche testimonianze. Nel 1866 presentò un «progetto per accomodare l’organo della chiesa cattedrale», e nel 1876 dichiarò di aver eseguito i lavori sull’organo grande della cattedrale. In una lettera del 2 febbraio 1871 il compositore Francesco Masciangelo scrivendo a Filippo Sargiacomo, membro della Congrega di Carità che sovrintendeva all’amministrazione della Cappella Musicale di Lanciano, richiama gli accomodi fatti da Mastrangelo «valentissimo organaro romano», non essendo disponibile «il solito Gaetano Gennari».
Gennari Giovanni, organaro (notizie 1793 – 1809)
Giovanni Gennari Grignan fu un esponente dell’arte organara veneta e particolarmente della tradizione legata a Pietro Nacchini.
Notizie certe sulla presenza di Giovanni Gennari a lanciano si hanno alla fine del secolo XIX quando, nel 1793, per la prima volta si trova il suo nome. Originario di Rovigo egli fu il capostipite della famiglia che divenne riferimento per l’arte organaria dell’800. Nel registro delle Deliberazioni decurionali del Comune di Lanciano del 1793 si legge che il musicista Angelo Gamberale, presente nell’organico della cappella musicale della cattedrale dal 1777 come soprano, invitava gli amministratori della Santa Casa ad accogliere la proposta di «Giovanni di Gennaro, veneziano», a costruire un nuovo organo per la chiesa Cattedrale. Il suggerimento fu accolto nel 1794 ma ciò non esaurì l’esperienza dell’organaro rodigino poiché, da allora, egli si trasferì a Lanciano. Ciò anche in conseguenza del fatto che dal 1802 a Giovanni Gennari venne affidato «il mantenimento dell’orologio e degli organi nella chiesa di detta Santa Casa, colla pensione annua di ducati trenta oltre alla casa dove abita».
Dell’organo costruito da Giovanni Gennari per la cattedrale di Lanciano si conoscono i dettagli poiché Quirico, figlio di Giovanni che costruì l’organo ottocentesco della chiesa napoletana di S. Francesco di Paola, per aggiudicarsi l’appalto fornì la descrizione di quello costruito a Lanciano dal padre.
Giovanni Gennari dopo il trasferimento a Lanciano aveva avuto altre occasioni di lavoro importanti ma indubbiamente lui e la sua famiglia diventarono un riferimento sicuro per la città frentana. La sua attività continuò sino al 1809.
Produzione
Organo “grande” della cattedrale di Lanciano, 1794.
Organo della Chiesa di S. Michele Arcangelo di Citta Sant’Angelo, 1804.
Chiesa di S. Maria Annunziata, Ascoli Piceno (Marche), op.213, 1820.
Chiesa di S. Maria, Viminato, Patrignone di Montalto (Marche), op. n.13 [?] 182[0].
Chiesa di S.Rosalia in Rapagnano (Marche), op. n. 214, 1822 (con F. Felice Morganti).
Chiesa di Maria SS. Immacolata, Monte San Giusto (Marche), op. 216, 1823 (con . F. Felice Morganti).
Gennari Lelio, organaro (Lanciano inizi 1800 – ?)
Figlio di Quirico Gennari, eredità l’arte paterna. Non vi sono notizie significative su Lelio che lavorava spesso assieme al fratello Gaetano.
Gennari Quirico, organaro (Lanciano ante 1819 – Napoli 1880)
Quirico, figlio di Giovanni, costruì l’organo ottocentesco della Chiesa napoletana di S. Francesco di Paola. Ebbe due figli, Gaetano e Lelio che continuarono l’arte paterna.
Produzione
Organo della Chiesa di S. Donato Martire di S. Valentino in Abruzzo Citeriore, 1819
Organo dell’oratorio dell’Addolorata della chiesa di S. Lucia di Lanciano, 1822
Restaurò l’organo dell’Abbazia di Montecassino, 1830
Organo della Chiesa di S. Nicola da Tolentino di S. Valentino in Abruzzo Citeriore, 1830
Organo di S. Stefano di Castelfrentano, dicembre 1834 (assieme al figlio Gaetano)
Cilindro chiodato per strumento a riproduzione meccanica con scritta «QG», Lanciano 1834
Organo di S. Maria Maggiore di Lanciano, 1839
Organo dell’Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, 1841-1844
Organo grande di S. Francesco di Paola in Napoli
Organo della Chiesa di S. Valentino e S. Damiano di S. Valentino in Abruzzo Citeriore (attribuito da Alberto Mammarella a Quirico Gennari), prima metà sec. XIX
Grandevo Alessandro (XVI sec.)
Dai regesti di Corrado Marciani veniamo a sapere che nel 1537 che i i procuratori della chiesa di S. Maria Maggiore stipulavano un contratto con Alessandro Grandevo di Lanciano affidandogli l’incarico di suonare l’organo per un anno e per un compenso di ducati sei.
Si tratta del primo musicista conosciuto operante al servizio della cappella musicale della chiesa dell’Annunziata, istituzione attiva fin dal 1450.
La Morgia Manlio (Lanciano, 1934 – Orta Nova 24 febbraio 1964).
Lanci Mario (Guastameroli – Frisa, 24 maggio 1928 – Lanciano, 16 settembre 1992)
Mario Lanci nasce il 24 maggio 1928 a Gustameroli, frazione del comune di Frisa e muore a Lanciano il 16 Settembre del 1992. Nell’adolescenza studia da autodidatta il violino, raggiungendo dei discreti livelli che gli avrebbero consentito di inserirsi sia nelle orchestre sinfoniche che nei teatri dell’area frentana che eseguivano opere della musica lirica italiana, genere per cui ebbe sempre molta passione. Nella giovinezza compone brani di folclore abruzzese, su testi di Carlo Artemisio, Nicola Ursini, Oberdan Giangrande, Di Biase ed altri parolieri prendendo spunto ed utilizzando i motivi dei canti con cui i contadini usavano accompagnare il loro lavoro nei campi ancora negli anni quaranta e cinquanta. Nella composizione rivela un notevole talento melodico espressione del suo gusto musicale formatosi attraverso il culto assiduo in particolare del melodramma e, seppure in misura minore, della musica leggera italiana di impronta melodica e di quella napoletana di quegli anni. Nella giovinezza a Guastameroli Mario crea un coro folcloristico che dirige in concerti eseguiti nei paesi della zona. In seguito a Frisa forma un altro coro che viene apprezzato come uno dei complessi folclorici di più alta qualità musicale della regione, allo stesso livello dell’allora famoso Coro di Teramo, e per il quale ottiene dei riconoscimenti ufficiali dal suo Comune. Nel 1969 vince a Fossacesia il concorso folcloristico “Il Trabocco d’oro “, organizzato dalla Voce di Fossacesia, con la canzone “ Lu trabbocche” su testo di Mario Bosco. Il brano, assai suggestivo con la sua linea melodica tesa ad evocare il muoversi delle onde in prossimità della riva, è stato eseguito dal tenore Di Martino in vari teatri della Germania, è entrato nel repertorio di un coro di Colonia ed in Abruzzo del coro di Touta Marouca e di altri noti complessi folcloristici. Negli anni settanta Lanci partecipò ad altre manifestazioni e concorsi folcloristici tra i quali soprattutto quelli organizzati a Pescara dalla Settembrata Abruzzese diretta da Rino Fabiano, l’associazione più attiva negli anni settanta ed ottanta nel promuovere manifestazioni della cultura dialettale abruzzese a livello regionale, con canzoni su testi di Mario Bosco, tra le quali la bellissima “E mò”, e dell’amico poeta Camillo di Benedetto. La partecipazione a queste manifestazioni pone Lanci in relazione con Aniello Polsi, Di Jorio, Luise, Di Santo, Dommarco, Sorrentino, Giannangeli, Piovano, Rosato cioè con quei musicisti e poeti in vernacolo che continuano ad alimentare la tradizione della musica tradizionale abruzzese le cui prime rappresentazioni risalgono agli ultimi decenni dell’Ottocento. Nel 1973 Lanci vince il concorso di musica folclorica “La Violetta d’oro” a Francavilla con la canzone “Come lu grane “ su testo di Camillo di Benedetto, incisa su disco nello stesso anno dal coro di Tornimparte. Fin dall’estate del 71, quando cominciano, si interessa ad i Corsi internazionali musicali estivi, uno degli eventi culturali più significativi dell’ultimo secolo a Lanciano, nati per iniziativa del sindaco Enrico D’Amico. In qualità di docenti vi sono già presenti esecutori di altissimo livello, in diversi casi provenienti dalla orchestra della Scala di Milano, come Ceccarossi, Torrebruno, la Kessic, Zanfini, Muccetta, Martorella, Ferrari, Capicchione ed altri che avrebbero continuato a lavorare ai corsi per molti anni. Lanci svolge puntualmente le cronache dei concerti, a cui partecipano anche in qualità di solisti i docenti, su Il Tempo, il quotidiano con il maggior livello di vendite giornaliere nella città frentana (circa 1800). Nel 1973 la partecipazione ai corsi di studenti e docenti cresce notevolmente fino a dare la possibilità di creare un’orchestra di insegnanti e allievi che si impegna ad eseguire concerti sinfonici. A dirigerla è un giovanissimo Riccardo Chailly, all’inizio della sua formidabile carriera, che a Lanciano rimane, come farà negli anni seguenti, per l’intera durata dei corsi. Mario, oltre a scrivere articoli sui concerti tutti i giorni ed a svolgere la funzione di informare gli altri quotidiani locali, spinto dalla sua passione musicale si fa coinvolgere nella gestione dei corsi cui partecipano oltre al Sindaco D’Amico, Domenico Ceccarossi, che ne diviene il direttore, Domenico Torrebruno ed il Reverendo Don Danilo Salomone. Il momento è denso di entusiasmo e contagia la cittadinanza, che garantisce un discreto pubblico pure ai concerti tenuti solo dai giovani, a dimostrazione di quanto sia solida la tradizione musicale lancianese. Nel 1977 Lanci si distacca dalla organizzazione dei corsi limitandosi a continuare a svolgere la funzione di addetto stampa che avrebbe assolto fino all’anno della morte. Sospinto dal forte coinvolgimento che ha nella cultura musicale lancianese nel Marzo del 1979 partecipa alla fondazione dell’Associazione Fedele Fenaroli per la grande banda città di Lanciano“, entrandovi da subito nel consiglio direttivo. Questa associazione ha proseguito fino ai nostri giorni nella sua opera instancabile di promozione della musica attraverso l’organizzazione a Lanciano ed altrove di eventi di vario livello, dai concerti cameristici e sinfonici a quelli della banda musicale della città che ha una sua forte ed autorevole tradizione oltre che secolare. Nel 1979 gli viene affidato il compito dal Comune di Lanciano di curare l’edizione di un volume su Fedele Fenaroli nel 250° anniversario della sua nascita che sarebbe ricorsa nell’anno successivo. Nel 1986 è il primo a scrivere delle recensioni per i dischi in vinile di esordio che un giovanissimo Santino Spinelli inizia a pubblicare, intuendone il genio musicale.
Composizioni di Mario Lanci
Lu paisette me! (versi Ottavio Baserni 1948), Lu regne di l’amore (versi Mario Lanci 1950 ), Statt’attente Catari’ (Versi Michele Ursini 1950), Nin ‘ci pinseme chiu’(versi Di Biase 1950), Quest’e’ l’amore (versi Michele Ursini 1950), Quande m’arguirde…(versi di Michele Ursini 1951), Nen’ me fa suspira’ (Domenico Cupido), Lu pajsette me (Ottavio Baserni 53), Cose succed’a li svolte (versi Carlo Artemisio), Ti ni si’ ite (versi D. Cupido ), Magge fiurite (versi di Bozzelli),I’ ti vasce la vuccucce (versi Carlo Artemisio 69), Lu ritratte te’ (versi Oberdan Giangrande), Annabella (versi di Domenico Cupido), Picche’ (versi Domenico Cupido 73), Rusinella me’ (versi O. Giangrande 64 ), Fiorenza (Mario Lanci versi e musica), Mo tocc’a te…. Carme’ (Oberdan Giangrande 69), M’ha dette lu Mahane (versi di O. Giangrande), A mezze all’are (Versi Alberto Dragani), Nen po’ dura’ (versi di A. Dragani), Campane di Santa Marie(Versi di A. Dragani), La funtane de l’amore (versi di A. Dragani), Ninni’(versi di Flaminio), La luntananze, (versi di D. Cupido ), A lu Trabocche (versi di Mario Bosco 1969), Mo zitella di’ ‘rmane’ (versi Oberdan Giangrande), Muntagne e marine d’Abbruzze (Versi di Mario Bosco), Che mi fa? (versi Mario Bosco), La fonte (versi di Antonio Fantini), Voce di campane (versi di Mario Bosco ), E mmo ? (versi di Mario Bosco), Come lu grane (versi di Camillo Di Benedetto 1973), La settembrate, – Maria, Maria, Maria, (versi Camillo Di Benedetto), Suonne e Nustalgije (versi Camillo Di Benedetto), Gne’ n’ Angele (versi Camillo Di Benedetto), Lu fubballe (versi di Camillo di Benedetto), Na luna ‘nnammurate (versi di Camillo di Benedetto 1977), La neve (versi Camillo Di Benedetto), Si la montagna me’(versi di C.Di Benedetto),Due canti natalizi ( versi Mario Lanci)
Scheda di Gabriele Lanci (aprile 2021)
Liberati Pierino (Castelfrentano 2 maggio 1894 – ivi 2 maggio 1963)
Musicista autodidatta di grande vena creativa, si cimentò con la canzone abruzzese e con l’operetta. Liberati creò uno speciale rapporto artistico con il poeta e commediografo Eduardo Di Loreto. Con lui portò al successo alcune canzoni: A cor’accore (1922), Tonna, tonne (1923), Santa Marije (1925), Stu paesette me’ (1929), Pe nu vasce (1948). Più duratura fu la collaborazione nell’ambito dell’operetta. Con l’apporto di Liberati, Di Loreto nel 1928 scrisse E’ una cosa pazziarelle, una favola in due quadri rappresentata a Castelfrentano nel Teatro Comunale. A questa seguirono: Mascherata carnevalesca, del 1934; Lune e spose tutte na cose (1936), che molti giornali definirono come il prototipo dell’operetta dialettale abruzzese; Bel Monumento (1945), una rivista musicale in 3 atti; Città bella (1946), rivista in lingua e in tre atti, dedicata alla città di Lanciano e ricca di spunti ironici; Girandole d’oggi (1952), rivista in tre tempi e 33 quadri.
Per le Maggiolate ortonesi Di Loreto e Liberati scrissero molti testi di successo: A cor’a ccore, 1922 (III Maggiolata) secondo premio; Tonna tonne 1923 (IV Maggiolata); Santa Marije 1925 (VI Maggiolata); Stu paesette mé 1929 (X Maggiolata); Pe nu vasce 1948 Nel 1926 alla Festa del Mare di S. Vito Chietino Di Loreto presenta Lu Viagge. Insieme avevano pure presentato Tuppe tuppe alla Gara di Pescara e Castellammare Adriatico del 19-22 agosto 1922, cui viene assegnato il premio di Prima categoria
Marincola Pietro (Pizzo Calabro, Vibo Valenzia 1884 – Lanciano 1972)
Fu studente di composizione e strumentazione per banda al Conservatorio di Napoli con Nicola D’Arienzo, Raffaele Caravaglios e Giuseppe Martucci. Dopo il diploma si dedicò alla carriera direttoriale assumendo la responsabilità di numerose bande campane e abruzzesi. Fu continuatore dagli anni Trenta della tradizione bandistica lancianese.
Masciangelo Francesco (Lanciano il 3 gennaio 1823 – ivi 25 marzo 1906)
Mercadante Giuseppe Saverio (Altamura, 17 settembre 1795 – Napoli, 17 dicembre 1870)
Il famoso maestro di Altamura ebbe sempre un legame forte con la città di Lanciano. Ne fanno fede i rapporti di amicizia col violoncellista Raffaele Masciangelo, padre di Francesco Paolo.
D’altra parte per la cappella musicale di Lanciano Mercadante aveva scritto nel 1841 l’oratorio Giaele poi personalmente diretto, secondo quanto riporta Giuseppe Bellini. Un’affermazione credibile giacché nel 1841 Mercadante era stato sicuramente a Lanciano visto che il 7 novembre di quell’anno fu padrino di cresima proprio del giovane Francesco Masciangelo.
Olivieri Vito (San Vito Chietino 13 gennaio 1865 – L’Aquila, 24 gennaio 1941).
Di professione calzolaio era, un musicista autodidatta di talento; suonava il mandolino, la chitarra e il violino e per anni esercitò anche la professione di insegnante di musica ai tanti compaesani che gli lo chiedevano.
Creò con Eduardo Di Loreto un solido legame che sortì diversi successi. La collaborazione teatrale si aprì nel 1929 con due opere: Chi trove la mentucce, atto unico scritto in collaborazione con Francesco Angelini che vinse il terzo premio al Concorso drammatico dialettale indetto dal Dopolavoro Provinciale di Pescara, e Punte di stelle, presentata per la prima volta a San Vito Chietino. Quest’ultima rappresentava la prima affermazione vera per l’autore, tanto da essere riproposta anche al Teatro Comunale di Castelfrentano, al Teatro Marrucino di Chieti e al Comunale di Lanciano. Nel 1932 vedrà la luce Filadelfia, Napoli Borgomatto, rappresentata a Castelfrentano.
La collaborazione tra Olivieri e Di Loreto si rivolgeva anche alla canzone popolare abruzzese. La loro attività annovera numerosi brani di successo: 1923 (IV Maggiolata) Vola, canzone; 1924 (V Maggiolata) Care amore; 1925 (VI Maggiolata) Lu currede; 1926 (VII Maggiolata) a, bi, ci; 1930 (XI Maggiolata) Tante salute; 1931 (XII Maggiolata) Azzicchete e che è…; 1933 (XIV Maggiolata) Tre core.
Nel 1926 alla Festa del Mare di S. Vito Chietino Di Loreto presenta Serenatelle e lu mare, sempre su musica di Vito Olivieri.
Polzinetti Guglielmo (Lanciano, 12 dicembre 1883 – 9 novembre 1971)
Musicista di solida formazione Polzinetti si era diplomato in canto, composizione e strumentazione per banda nella “R. Accademia Musicale di Bologna”. A Lanciano aveva esercitato la sua attività professionale istituendo una Scuola Musicale nel 1949 che continuava ad operare ancora nel 1957.
Da una Relazione sulla Scuola Musicale “F. Fenaroli” in Lanciano fatta dal suo ascritto Maestro G. Polzinetttii del 4 novembre 1951 veniamo a sapere alcune cose interessanti sulla vita musicale cittadina. Intanto Polzinetti riferisce che il Maestro Marincola direttore della banda dovette servirsi di musicisti forestieri per mancanza di musicisti locali sufficienti. Da ciò un appello a sostenere la scuola musicale, tra l’altro gratuita, intitolata a Fenaroli e che quindi anticipava di molti anni la Scuola Civica Musicale. Lo scopo era quello di sostenere la banda e l’orchestra favorendo la prosecuzione di una lunga e gloriosa tradizione. Come si vede una posizione ancora estremamente attuale e che evidenzia alcune problematiche musicali già chiare negli anni ’50.
Polzinetti fu anche collaboratore del commediografo Eduardo Di Loreto a partire dal 1935. Arsura è il titolo dell’operetta scritta con Francesco Angelini su musiche di Polzinetti che venne presentata al pubblico italiano dalla “Grande Compagnia d’Operette Città di Milano” con Cettina Bianchi nella parte principale. La compagnia milanese era certamente una delle compagnie italiane d’operetta più note e quindi il lavoro di Eduardo Di Loreto e Francesco Angelini ebbe l’occasione di varcare i confini regionali. La prima dell’opera infatti si ebbe al Teatro Principe di Roma nel marzo 1935, e ad essa seguirono le repliche al Fenaroli di Lanciano.
Rotellini Lorenzo (XVII – XVIII sec.)
Di origine aquilana, fu presente a Lanciano a partire dal 1675. Oltre a Lorenzo, operarono a Lanciano anche il fratello Angelo (1765), Domenico Antonio, maestro di Cappella nel 1765 e poi nel 1785 e il violinista Alessandro, maestro di Cappella nel 1790 e che continuerà a lavorare, oramai vecchio, sino al 1839.
L’importanza di Domenico Antonio e Alessandro Rotellini è comprovata anche da alcune composizioni sacre ancora conservate presso la Biblioteca Diocesana di Lanciano e dalla mole di composizioni citate in un elenco delle “carte musicali” della Cappella della Santa Casa del Ponte del 1846 redatto dal maestro Ferdinando Taglioni.
Sabino Camillo (XVI sec.)
Famoso organaro lancianese costruì gli strumenti di Santa Maria del Ponte e di S. Francesco di Lanciano, ma anche della cattedrale di Ascoli Piceno (1561), così come delle chiese di S. Maria Maggiore di Ripatransone (1564-1565), di S. Pietro Martire ad Ascoli (1569), di S. Agostino ad Offida (1573), della cattedrale di Termoli e della chiesa maggiore di Guglionesi (1574).
Per tutto il Cinquecento l’arte organara fu segnata dalla presenza della famiglia Sabino che comprendeva numerosi membri dediti anche pratica organistica e alla composizione. Va anche sottolineato che Camillo Sabino si ricollega per sua espressa ammissione alla scuola veneta.
Fu maestro della Cappella Musicale della Santa Casa del Ponte negli anni 1556-67 e attivo a San Giovanni in Laterano a Roma tra il 1550 e il 1553.
Sabino Francesco Paolo (XVI sec.)
Musicista e organaro lancianese, nel 1551 stipulava a Vasto un contratto per la costruzione di uno strumento destinato alla chiesa di San Salvo.
Sabino Hippolito (Lanciano 1550 ca. – ivi 25 agosto 1593)
Sabino Orazio (Lanciano 1580 – ivi 12 aprile 1623)
Nato nel 1580 e figlio di Ippolito fu musicista ed organista eccellente della Matropolitana di Lanciano. Morì a Lanciano il 12 aprile del 1623.
Simiani Domenico (Lanciano 1823 – Costantinopoli fine 1800)
Diplomatosi a Napoli, grazie alla Cappella Musicale di Lanciano e virtuoso di clarinetto, operò nella prestigiosa istituzione cittadina e nelle bande. Ritenuto uno dei più bravi del tempo nel 1855 divenne membro dell’Accademia romana di S. Cecilia. Morì a Costantinopoli durante una delle sue tournèé all’estero.
Tatasciore Nicola (30 novembre 1837 – 12 marzo 1921)
Componente della cappella musicale della Cattedrale Santa Maria del Ponte fu abile suonatore di triplex uno strumento particolare che sommava le qualità del flicorno tenore, del flicorno baritono e del corno. Attivo in molte bande a Lanciano e dintorni, fondò nella metà dell’Ottocento la prima vera banda cittadina che poi assunse il nome di “Banda Comunale di Lanciano” da lui diretta fino al 1901.
Con tale compagine Tatasciore varcò dapprima i confini regionali e poi negli anni 1897 – 1990 i confini nazionali esibendosi in Germania, Svizzera, Norvegia, Danimarca.
Torrebruno Luigi (Torino di Sangro, 28 marzo 1910 – Lanciano, 10 giugno 1991)
Proveniente di antica famiglia di musicisti, per più di venti anni fu percussionista del Teatro alla Scala di Milano e docente di percussioni al Conservatorio di Milano oltre che docente ospite in numerosi e prestigiosi enti musicali in tutto il mondo.
Concepì nel 1972 e diresse per molti anni insieme a Domenico Ceccarossi e Filottete Martorella, i “Corsi di Aggiornamento e Perfezionamento Musicale” presto divenuti, nel 1975, “Corsi Internazionali Musicali Estivi”. I Corsi Estivi che già nel 1973 dettero vita all’Orchestra Sinfonica Giovanile, ben presto divenuta Orchestra Sinfonica Internazionale Giovanile, caratterizzarono quella che allora e ancor oggi conosciamo come “Estate Musicale Frentana”.
Luigi Torrebruno fu, dal 1975 al 1979, direttore della la Scuola Civica di Musica “Fedele Fenaroli” di Lanciano, fondata nel 1973 e guidata inizialmente da Domenico Ceccarossi.
Vicentino Andrea (XVI sec.)
Come riferisce Corrado Marciani, al 1542 risale un contratto nel quale si apprende che Andrea Vicentino, organista, e «magistro Jac.° organista eius frate videlicet… havessero ad venire in questa cità de Lanzano ad laborare di legnamo li organi da farse in la vener.le ecclesia de S.ta M.ª del ponto». Si tratta dei primi esponenti di una lunga tradizione di organari di scuola veneta operanti a Lanciano.